Totò Riina :da povero contadino a capo dei capi
Provenienza:Salvatore Riina nasce in una povera famiglia di contadini a Corleone vicino a Palermo il 16 Novembre 1930. Della sua infanzia si hanno poche notizie.Fin da piccolo il giovane Salvatore aiutava il padre insieme ai fratelli nei campi,Totò era il più grande dei 3 fratelli Riina e nonostante la bassa statura crebbe forte e robusto.Il primo trauma che scosse e cambiò la vita di Totò avvenne quando egli aveva 13 anni,difatti dopo un giorno di lavoro nei campi il padre Giovanni e il fratello minore Francesco morirono a causa dell'esplosione di un ordigno bellico che i Riina avevano trovato nei campi dove lavoravano.E fu nel giorno del funerale del padre e del fratello che lo videro piangere per l'ultima volta,da quel giorno Totò diventò il capofamiglia. Era Salvatore che doveva mandare avanti la casa e la terra
Gli inizi:da Corleone a Palermo:Corleone era un centro contadino dove però come nel resto della Sicilia,la delinquenza organizzata muoveva i suoi primi ma rapidi passi .Ma Corleone stava stretta a chi come Totò Riina,il capobanda Luciano Liggio e gli inseparabili Binnu Provanzano e Callogero Bagarella,aveva ambizioni e la cattiveria giusta per scalare ai vertici della mafia siciliana.Ben presto Luciano Liggio e la sua banda, grazie a spargimenti di sangue e all'uccissione di Michele Navarra il dottore mafioso che capeggiava nella cittadina, presero il comando di Corleone e misero le mani su ogni ettaro di terra che contornava il paesino siculo.Ben presto gli ex contadini corleonesi si macchiarono di delitti e ben presto divennero latitanti.é per questo e per sfamare la loro fame di gloria che Totò Riina,detto da tutti il corto,sbarcò insieme ai gli unici veri amici e compagni fidati che aveva nella città di Palermo.
L'ascesa:da picciuttinazzo a capo dei capi Totò Riina e i suoi arrivarono a Palermo per nascondersi dalla latitanza e per ritagliarsi una una loro fetta di affari. Le famiglie mafiose che comandavano a Palermo inizialmente viddero di buon occhio l'arrivo dei corleonesi, poichè essi erano ubbidienti come i cani,conoscevano le regole e avevano voglia di fare ma non di strafare. I capi mafia che comandavano a Palermo gli accolsero assegnandogli lavoretti di precisione,discreti e silenziosi,essi in cambio chiedevano una sistemazione nascosta e tranquilla.Anche se nell'ambiente mafioso palermitano del tempo i corleonesi si differenziavano per la provenienza sociale,ovvero erano contadini che erano scesi dalla campagna e per questo venivano chiamati viddani , peri incritati o picciuttinazzi. La provenienza contadina distingueva in tutto Totò Riina dai mafiosi palermitani,la costituzione fisica,il modo di vestirsi e il modo di comportarsi,ma la cosa che distingueva maggiormente Totò Riina da gli altri mafiosi era la fame,la fame del potere. Una frase che pronunciò quando era detenuto all'ucciardono fu "quando uscirò di qui voglio camminare su un tappeto di banconote da 100mila lire".Fu proprio negli anni della detenzione al "grand'hotel" dell'Ucciardone,che totò conobbe e si infiltrò fra i più potenti boss dell'epoca.Totò Riina dentro al carcere diventò un punto di riferimento perchè sapeva ascoltare e sapeva consigliare.Fu cosi che Totò Riina quando uscì dal carcere conquistò di giorno in giorno sempre maggiore potere,i corleonesi non erano come gli altri mafiosi,non avevano senso di appartenenza a cosa nostra, conoscevano le regole e gli ordinamenti di cui essa era composta,ma l'unico interessa che aveva il corto era quello di comandare, su tutto e su tutti, e l'unico modo che conoscevano i corleonesi di Totò Riina per risolvere i problemi e per guadagnarsi il rispetto,era il sangue. Totò Riina è il mandante di un'infinità di omicidi negli anni della guerra di mafia. Totò Riina diventa il capo di cosa nostra eliminanto tutti quelli che gli si mettevano davanti,le famiglie mafiose palermitane,i politici e gli uomini dello stato che gli si mettevano contro.Cosa nostra prima di Totò Riina era un'organizzazione a delinquere che aveva uno statuto e delle leggi ben precise,che aveva un intento,quello di combattere lo stato,Totò Riina fece diventare cosa nostra una cosa sua.Totò Riina stravolse tutto fece scomparire la figura del mafioso gentiluomo e introdusse un regno di paura anche dentro all'organizzazione.L'ex contadino di Corleone arrivò a comandare su chi aveva comandato a palermo e in sicilia per molti anni.
Conclusione:l'arresto il 15 gennaio del 1993 dopo neanche un anno dalla morte di Falcone e Borsellino Totò Riina viene arrestato a Palermo.L'uccisione dei 2 magistrati aveva più che mai attirato su di lui l'attenzione dello stato che non poteva non reagire a questo affronto e il numero sempre più crescente di pentiti fece crollare il suo impero.ù
Provenienza:Salvatore Riina nasce in una povera famiglia di contadini a Corleone vicino a Palermo il 16 Novembre 1930. Della sua infanzia si hanno poche notizie.Fin da piccolo il giovane Salvatore aiutava il padre insieme ai fratelli nei campi,Totò era il più grande dei 3 fratelli Riina e nonostante la bassa statura crebbe forte e robusto.Il primo trauma che scosse e cambiò la vita di Totò avvenne quando egli aveva 13 anni,difatti dopo un giorno di lavoro nei campi il padre Giovanni e il fratello minore Francesco morirono a causa dell'esplosione di un ordigno bellico che i Riina avevano trovato nei campi dove lavoravano.E fu nel giorno del funerale del padre e del fratello che lo videro piangere per l'ultima volta,da quel giorno Totò diventò il capofamiglia. Era Salvatore che doveva mandare avanti la casa e la terra
Gli inizi:da Corleone a Palermo:Corleone era un centro contadino dove però come nel resto della Sicilia,la delinquenza organizzata muoveva i suoi primi ma rapidi passi .Ma Corleone stava stretta a chi come Totò Riina,il capobanda Luciano Liggio e gli inseparabili Binnu Provanzano e Callogero Bagarella,aveva ambizioni e la cattiveria giusta per scalare ai vertici della mafia siciliana.Ben presto Luciano Liggio e la sua banda, grazie a spargimenti di sangue e all'uccissione di Michele Navarra il dottore mafioso che capeggiava nella cittadina, presero il comando di Corleone e misero le mani su ogni ettaro di terra che contornava il paesino siculo.Ben presto gli ex contadini corleonesi si macchiarono di delitti e ben presto divennero latitanti.é per questo e per sfamare la loro fame di gloria che Totò Riina,detto da tutti il corto,sbarcò insieme ai gli unici veri amici e compagni fidati che aveva nella città di Palermo.
L'ascesa:da picciuttinazzo a capo dei capi Totò Riina e i suoi arrivarono a Palermo per nascondersi dalla latitanza e per ritagliarsi una una loro fetta di affari. Le famiglie mafiose che comandavano a Palermo inizialmente viddero di buon occhio l'arrivo dei corleonesi, poichè essi erano ubbidienti come i cani,conoscevano le regole e avevano voglia di fare ma non di strafare. I capi mafia che comandavano a Palermo gli accolsero assegnandogli lavoretti di precisione,discreti e silenziosi,essi in cambio chiedevano una sistemazione nascosta e tranquilla.Anche se nell'ambiente mafioso palermitano del tempo i corleonesi si differenziavano per la provenienza sociale,ovvero erano contadini che erano scesi dalla campagna e per questo venivano chiamati viddani , peri incritati o picciuttinazzi. La provenienza contadina distingueva in tutto Totò Riina dai mafiosi palermitani,la costituzione fisica,il modo di vestirsi e il modo di comportarsi,ma la cosa che distingueva maggiormente Totò Riina da gli altri mafiosi era la fame,la fame del potere. Una frase che pronunciò quando era detenuto all'ucciardono fu "quando uscirò di qui voglio camminare su un tappeto di banconote da 100mila lire".Fu proprio negli anni della detenzione al "grand'hotel" dell'Ucciardone,che totò conobbe e si infiltrò fra i più potenti boss dell'epoca.Totò Riina dentro al carcere diventò un punto di riferimento perchè sapeva ascoltare e sapeva consigliare.Fu cosi che Totò Riina quando uscì dal carcere conquistò di giorno in giorno sempre maggiore potere,i corleonesi non erano come gli altri mafiosi,non avevano senso di appartenenza a cosa nostra, conoscevano le regole e gli ordinamenti di cui essa era composta,ma l'unico interessa che aveva il corto era quello di comandare, su tutto e su tutti, e l'unico modo che conoscevano i corleonesi di Totò Riina per risolvere i problemi e per guadagnarsi il rispetto,era il sangue. Totò Riina è il mandante di un'infinità di omicidi negli anni della guerra di mafia. Totò Riina diventa il capo di cosa nostra eliminanto tutti quelli che gli si mettevano davanti,le famiglie mafiose palermitane,i politici e gli uomini dello stato che gli si mettevano contro.Cosa nostra prima di Totò Riina era un'organizzazione a delinquere che aveva uno statuto e delle leggi ben precise,che aveva un intento,quello di combattere lo stato,Totò Riina fece diventare cosa nostra una cosa sua.Totò Riina stravolse tutto fece scomparire la figura del mafioso gentiluomo e introdusse un regno di paura anche dentro all'organizzazione.L'ex contadino di Corleone arrivò a comandare su chi aveva comandato a palermo e in sicilia per molti anni.
Conclusione:l'arresto il 15 gennaio del 1993 dopo neanche un anno dalla morte di Falcone e Borsellino Totò Riina viene arrestato a Palermo.L'uccisione dei 2 magistrati aveva più che mai attirato su di lui l'attenzione dello stato che non poteva non reagire a questo affronto e il numero sempre più crescente di pentiti fece crollare il suo impero.ù
Francesco Mancini
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