il GENIO in MUSICA:
gente che fece del proprio handicap la chiave di violino della vita
Il termine inglese "handicap", è traducibile in italiano come "svantaggio", "menomazione" o "impedimento"; questa è una semplice parola che ha, però, enormi ripercussioni sul nostro modo di pensare e di agire. Le persone "sane" tendono ad arretrare se si trovano dinnanzi ad un individuo con problematiche di questo genere, che comportino, appunto, impedimenti nella vita sociale, siano essi fisici o mentali; le persone "sane" tendono ad imbarazzarsi nell'entrarci in contatto, a cambiare il loro comune comportamento, mutandolo verso toni di voce ed azioni più gentili, pacati ma, al contempo, mantenendo una sorta di distacco per timore di istaurarvi un rapporto che possa andare oltre al "Grazie dell'informazione e arrivederLa". La verità è che le persone "sane" sono spaventate da quello che vedono in coloro che non sono simili a loro stesse, da coloro che vivono a testa alta nonostante i disagi che subiscono a causa di Madre Natura; da coloro che gli ricordano quanto crudeli siano nel non apprezzare la propria vita "sana", lamentandosene. Le persone "sane" tendono così a provare una sorta di pena verso questi "sfortunati", e, per paradosso, ad aumentarne così la discriminazione. Trattarli in modo diverso è un modo per farli sentire ancora più diversi.
Ma il termine "Handicap" è realmente sinonimo solo di "sfortuna"? Non è, invece, possibile che questa idea radicata nel senso comune si possa convertire in una differente interpretazione, simile all' "Handicap" sinonimo di "Genialità"?
A voi una libera risposta alla fine, a me l'onore e l'onere di farvici ragionare.
Prendiamo l'esempio della musica, e procediamo, passo passo, per epoche e generi.
Ma il termine "Handicap" è realmente sinonimo solo di "sfortuna"? Non è, invece, possibile che questa idea radicata nel senso comune si possa convertire in una differente interpretazione, simile all' "Handicap" sinonimo di "Genialità"?
A voi una libera risposta alla fine, a me l'onore e l'onere di farvici ragionare.
Prendiamo l'esempio della musica, e procediamo, passo passo, per epoche e generi.
La musica Classica
Ludwing Van Beethoven fu battezzato a Bonn il 17 dicembre del 1770 da una famiglia originaria del Belgio, il maggiore di tre fratelli sopravvissuti alla morte di altri quattro. Il padre cercò in loro il genio della musica e lo trovò in Ludwing che, all'età di otto anni, tenne la sua prima esibizione pubblica a Colonia. La sua carriera iniziò ad appena dodici anni e, da quel momento in poi, la sua vita fu tutto un susseguirsi di studi, e viaggi, e tournee; un carattere impulsivo ed eccessivo da tenere a freno, il dovere morale di sostituire il padre, troppo spesso ubriaco, nel ruolo di "capo famiglia", sia finanziariamente che moralmente verso i due fratelli più piccoli; la morte della madre nel 1787, unica persona con cui era stato in grado di costruire un rapporto di sincero affetto e, successivamente, nel 1815 quella del fratello ed il conseguente doversi far carico dell'educazione del giovane nipote (per il quale dovette affrontare diversi problemi giudiziari per ottenerne la nomina di tutore) e, a tutto questo, bisogna aggiungere l'essere afflitto da disfunzioni fisiche quali problemi alla vista, all'intestino, terribili mal di testa, una vita sregolata tipica degli artisti, e, soprattutto, la comparsa del suo handicap.
Ludwing Van Beethoven, all'età di appena ventisette anni, venne infettato dal germe della sordità che interessò prima l'orecchio sinistro e poi anche il destro. La perdita dell'udito fu progressiva fino a portarlo al silenzio più completo, la peggior sofferenza per chi ha passato un'intera vita a nutrirsi di musica e suoni. Il compositore tenne il suo dolore chiuso in sè per diversi anni, segreto suo e della sua sola anima, allontanandosi dalla vita sociale, vivendo in solitudine, temendo che qualcuno dei suoi nemici potesse scoprirlo, e burlarsene, soffrendo il timore del giudizio, il peso della diversità, e la tribulazione dovuta alla privazione dell'unica cosa che lo rasserenava: la melodia.
Ma Beethoven si fece forza; non si arrese, non prese la via "facile" della morte, del suicidio, un solo istante che avrebbe potuto liberarlo da quel corpo difettoso, quella mancanza di un fine; non smise di lottare, anzi, continuò con ancora più intensità fino a comporre alcune delle sue più famose sinfonie, come la "Quinta". Ma Beethoven la sua Quinta non l'ha mai sentita, come non sentì mai la famosissima "Per Elisa". A non ancora quarant'anni viveva nel suo mondo di silenzio, non percepiva più voci nè suoni, l'unico contatto che aveva col suo pianoforte era una sottile bacchetta di legno: un'estremità la teneva in bocca e l'altra la posava sulla cassa di risonanza dello strumento, interpretandone così le vibrazioni.
Nel 1824, al termine di un concerto, un cantante dovette prenderlo per le spalle e voltarlo verso il pubblico perché si rendesse conto che lo stavano applaudendo freneticamente, ma lui non se ne poteva accorgere.
Fu costretto ad abbandonare la carriera di concertista a soli 44 anni proprio per il suo handicap...ma se questo non ci fosse stato, Beethoven sarebbe diventato ciò che rappresenta oggi per il mondo? Se non avesse dovuto subire questo, appunto, Handicap, se avesse continuato ad ascoltare la musica, se avesse avuto dei sensi "sani" e funzionanti sarebbe riuscito a scrivere ciò che noi, a trecento anni di distanza, continuiamo a studiare? Tutto questo silenzio portò l'artista ad interiorizzare i suoni e a percepire la musica che portava dentro sè e che chissà se sarebbe venuta fuori con le interferenze del caos del mondo. Le note non gli giungevano sul pentagramma dalle orecchie, ma dal cuore, le stesse note che in noi, persone "sane", possono solo che fare il percorso inverso.
"Spesso maledico la mia esistenza -scrive a Wegeler-. Ma Plutarco mi ha insegnato la rassegnazione. Voglio, se possibile, sfidare il mio destino."
Il Jazz
Il Jazz è un genere musicale di origine statunitense, nato nei primi anni del XX secolo per la confluenza di tradizioni musicali africane ed europee. Caratteristiche peculiari di questo sono l'improvvisazione, la poliritmia e l'utilizzo di note swing, incorporando diversi generi della musica popolare americana, dal ragtime al blues, ponendo un forte accento sull'espressività e il virtuosismo strumentale, il cui nome deriva probabilmente dal termine francese "jaser" che significa "far rumore". Secondo Stephàn Grappelli è "Ciò che permette di evadere dalla quotidianità", secondo Gino Paoli "...l'unico genere musicale considerato da chi lo pratichi non un mezzo ma un fine, non un lasciapassare verso il successo e la ricchezza, ma un piacere a sè stante...".
Uno dei più grandi jazzisti degli anni Novanta fu indiscutibilmente il pianista francese Michel Petrucciani.
Nato nel 1962 ad Orange, in Francia, fu figlio di genitori italiani emigrati. Il padre, Antoine Petrucciani, rinomato chitarrista jazz, influenzò molto i gusti musicali del giovane figlio. Studiando fin dalla più tenera età la batteria ed il pianoforte, ebbe la sua prima esibizione pubblica all'età di tredici anni mentre la sua carrierà si può dire si avviò quando era appena quindicenne.
Le sue straordinarie doti musicali ed umane gli permisero di lavorare con musicisti dal calibro di Jim Hall, Eddie Gomez ed Dizzy Gillespie e di suonare dinnanzi al papa Giovanni Paolo II nel 1997, a Bologna.
Morì nel 1997 in seguito a complicazioni polmonari e fu sepolto nel celebre cimitero parigino di Père Lachaise.
Fin qui tutto bene, una comune persona "sana"...se non fosse che Michel Petrucciani era afflitto dalla nascita dall'osteogenesi imperfetta, malattia genetica detta anche "Sindrome delle ossa di cristallo". Questa crea problemi a carico dello scheletro, delle articolazioni, degli occhi, delle orecchie, della cute, dei denti, deformazioni degli arti ed una manifesta fragilità delle ossa. Causa lo stop dell'altezza a 90 centimetri e del peso a circa 23 kg, indebolendo le ossa. Michel Petrucciani era la tipica persona dinnanzi a cui le persone "sane" avrebbero chinato gli occhi per timore di un contatto. Michel Petrucciani era così.
Uno dei più grandi jazzisti degli anni Novanta fu indiscutibilmente il pianista francese Michel Petrucciani.
Nato nel 1962 ad Orange, in Francia, fu figlio di genitori italiani emigrati. Il padre, Antoine Petrucciani, rinomato chitarrista jazz, influenzò molto i gusti musicali del giovane figlio. Studiando fin dalla più tenera età la batteria ed il pianoforte, ebbe la sua prima esibizione pubblica all'età di tredici anni mentre la sua carrierà si può dire si avviò quando era appena quindicenne.
Le sue straordinarie doti musicali ed umane gli permisero di lavorare con musicisti dal calibro di Jim Hall, Eddie Gomez ed Dizzy Gillespie e di suonare dinnanzi al papa Giovanni Paolo II nel 1997, a Bologna.
Morì nel 1997 in seguito a complicazioni polmonari e fu sepolto nel celebre cimitero parigino di Père Lachaise.
Fin qui tutto bene, una comune persona "sana"...se non fosse che Michel Petrucciani era afflitto dalla nascita dall'osteogenesi imperfetta, malattia genetica detta anche "Sindrome delle ossa di cristallo". Questa crea problemi a carico dello scheletro, delle articolazioni, degli occhi, delle orecchie, della cute, dei denti, deformazioni degli arti ed una manifesta fragilità delle ossa. Causa lo stop dell'altezza a 90 centimetri e del peso a circa 23 kg, indebolendo le ossa. Michel Petrucciani era la tipica persona dinnanzi a cui le persone "sane" avrebbero chinato gli occhi per timore di un contatto. Michel Petrucciani era così.
Per raggiungere i pedali del pianoforte doveva usare un marchingegno realizzato per lui dal padre, non poteva condurre una "sana" vita sociale, non poteva fare ciò che tutti fanno, bambini, ragazzi o adulti che siano, ma invece di rattristarsi ne era contento. Petrucciani considerava il suo disagio fisico come un vantaggio perché gli permise, in gioventù, di dedicarsi completamente alla musica, tralasciando ogni altra sorta di "distrazioni" ed impegni. Michel Petrucciani non "suonava"...lui metteva l'anima nella sua musica. Le sue note, contrariamente a quello che si può pensare vedendolo, sono inni alla gioia del mondo. In un'intervista disse che avrebbe voluto avere, oltre a tutto ciò che già lo affligeva, sei dita per mano per poter suonare ancora meglio. Di estrema modestia non voleva essere il leader di nessun gruppo nonostante le straordinarie doti. Diceva di amare il comporre musica da "ascoltare e sentire" , di voler descrivere in essa il suo modo di vedere la vita; asseriva che, ogni volta che suonava, vedeva colori diversi, ma non colori come quelli che possono usare dei pittori...erano colori che poteva vedere e percepire solo dentro sè, e sperava di poter trasmettere queste sue sensazioni anche a chi lo ascoltava. Contribuì ad aprire una fondazione in Francia per la scoperta di nuovi talenti, per dar loro un posto speciale in cui imparare e per offrire a chiunque la volesse l'opportunità di provarci, di mettersi alla prova proprio come fece lui, sfidando ogni sorta di pregiudizio del pubblico pagante e parlante.
Petrucciani fu un eroe nazionale in Francia, il presidente Jacques Chirac era uno dei suoi più celebri e convinti fan, considerandolo un "genio per tutti", lodandone la capacità di "dare sè stesso nella sua arte con la passione, con coraggio unito al suo genio musicale".
Michel Petrucciani, un uomo che, nell'incontrarlo per strada, ci avrebbe fatto chinare gli occhi ma che, nell'ascoltare la sua Musica, ce li fa alzare, sognanti, verso il cielo.
Uno dei maggiori esponenti della musica Rock della metà del Novecento fu certamente il cosiddetto "Re Lucertola", Jim Morrison. Nato a Melbourn l'8 dicembre del 1943 divenne il leader carismatico e frontman del gruppo "The Doors", esponente culturale della rivoluzione del sessantotto ed uno dei più grandi cantanti della storia.
A livello fisico Jim Morrison non necessitava di niente in più di ciò che già possedeva: bello come un dio greco, con tratti perfetti e movenze suadenti era l'idolo e sogno di ogni ragazza (ed in gran parte lo è ancora). A causa della professione del padre che aveva intrapreso la carriera militare nell'areonautica, la famiglia del Re Lucertola dovette subire innumerevoli trasferimenti nelle più disparate parti dell'America, impedendo così all'allora bambino il poter coltivare forme di amicizia sincera e duratura, sviluppando un carattere particolare, solitario, chiudendosi in un solo suo e particolare mondo ed amplificandolo dal 1947, anno in cui avvenne uno degli avvenimenti più importanti per la vita del cantante durante un viaggio con la famiglia nel New Mexico che lui descrisse così:
« La prima volta in cui ho scoperto la morte... io, mia madre, mio padre, mia nonna e mio nonno stavamo viaggiando in auto attraverso il deserto all'alba. Un camion carico di Indiani Navahos aveva sbattuto contro un'altra auto o qualcos'altro: c'erano Indiani insanguinati che stavano morendo sparsi per tutta la strada. Ero solo un bambino e per questo dovetti restare in macchina mentre mio padre e mio nonno scesero a guardare. Tutto ciò che vidi fu una divertente vernice rossa e della gente distesa attorno, ma sapevo cosa stava succedendo, perché riuscivo a sentire i fremiti delle persone intorno a me, e all'improvviso capii che loro non sapevano più di me cosa stava accadendo. Quella fu la prima volta che ebbi paura... ed ebbi la sensazione, in quel momento, che le anime di quegli Indiani morti - forse una o due di esse - stavano correndomi intorno, ed entravano nella mia anima, e io ero come una spugna, pronto a sedermi là e assorbirle »
Jim Morrison fu ossessionato per il resto della vita da questo evento. L'idea della morte prese a perseguitarlo ed a creare con lui un rapporto quasi morboso, portandolo a comporre canzoni e scrivere aforismi alla "vivi come se dovessi morire domani e pensa come se non dovessi morire mai"; ossessionato dalla cultura indiana, dalla figura del serpente, animale dalla forza smisurata in quanto sopravvive in un ambiente sfavorevole come il deserto si convinse che uno sciamano gli fosse entrato dentro ed avesse preso casa nel suo spirito. La sua vita, l'esperienza della droga come mezzo di elevazione così simile all'utilizzo del Peyote in alcune antiche tribù americane, le melodie, il sound delle proprie canzoni, i testi che lo fecero imporre non solo come cantante ma come poeta, con continui richiami alla mitologia, alle leggende, a miti ed ai rettili, tutte manie che contribuirono a renderlo una leggenda agli occhi dei posteri
"Un trascinatore naturale, un poeta
uno sciamano, C/l'
anima di un pagliaccio.
Che ci faccio
nell'Arena
dei Tori
Con tutti i personaggi pubblici
in corsa per il Comando
Spettatori alla Tromba
-scrutatori di sommosse
Paura degli Occhi
Assassino
Essere ubriachi è un buon travestimento-
Io bevo così
posso parlare con le teste di cazzo.
Me incluso."
E il conseguente sentirsi al di sopra del mondo, delle regole, del buon costume, il mantenere un comportamento per molti versi immorale, ignorando le norme, procurandosi varie denunce e spesso imbarazzando coloro che gli stavano vicini per le sue azioni. I suoi gesti plateali, i suoi versi irriverenti, i suoi richiami, censurati, al complesso di Edipo nella celebre "The End" adattata alla vita come a dire "ucciderò tutto ciò che è autorità, tutto ciò che è stato imposto come 'vita comune', non mi farò manovrare [la figura del padre], ritornerò alla purezza dell'inizio, a tutto ciò che ero prima di diventare un essere sociale [simbolo della figura materna]". Tutto ciò che lo riguarda fa pensare ad un Angelo Caduto, ad un uomo finito in questo mondo chissà per quale motivazione, un mondo a lui così poco affine da essere perseguitato dall'idea di cambiarlo.
"Vorrei che arrivasse una bufera
venisse & spazzasse via questa
merda. O una bomba che
bruciasse la Città & lucidasse
il mare. Vorrei che mi arrivasse
una morte pulita."
Uomo non comune con atteggiamenti da Dio, problemi con la legge, con le donne, con il mondo, con le droghe, con l'alcool, con la famiglia, al punto che arrivò ad asserire il falso durante un'intervista, dichiarando di essere orfano; problemi che, oramai, aveva reso parte integrante di sè.
"[...] Perdona a me Padre poiché io so
quello che faccio.
Io voglio ascoltare l'ultima Poesia
dell'ultimo Poeta."
Uomo che quasi si divertiva a creare disagio negli altri, a creare situazioni equivoche, a giocare per sperimentare reazioni. Uomo con un forte, fortissimo disagio esistenziale alle spalle, con un perenne e continuo scontro con la vita. Uomo non puramente pazzo, o almeno non a causa di una semplice e dichiarata malattia mentale, ma così fuori da ciò che è ordinario per i "sani" da apparirlo. Pazzo in quanto la normalità è determinata solo da una maggioranza statistica e quindi folle abbastanza da considerarsi "sano" per aver purificato quelle porte della percezione che invocava Blake, convinto così di poter vedere le cose immense quali esse sono realmente.
"[...]Enter again in the sweet forest
enter again in the hot dream
come with us!
Everything is broken up and dances [...]"
Petrucciani fu un eroe nazionale in Francia, il presidente Jacques Chirac era uno dei suoi più celebri e convinti fan, considerandolo un "genio per tutti", lodandone la capacità di "dare sè stesso nella sua arte con la passione, con coraggio unito al suo genio musicale".
Michel Petrucciani, un uomo che, nell'incontrarlo per strada, ci avrebbe fatto chinare gli occhi ma che, nell'ascoltare la sua Musica, ce li fa alzare, sognanti, verso il cielo.
Il Rock
Uno dei maggiori esponenti della musica Rock della metà del Novecento fu certamente il cosiddetto "Re Lucertola", Jim Morrison. Nato a Melbourn l'8 dicembre del 1943 divenne il leader carismatico e frontman del gruppo "The Doors", esponente culturale della rivoluzione del sessantotto ed uno dei più grandi cantanti della storia.
A livello fisico Jim Morrison non necessitava di niente in più di ciò che già possedeva: bello come un dio greco, con tratti perfetti e movenze suadenti era l'idolo e sogno di ogni ragazza (ed in gran parte lo è ancora). A causa della professione del padre che aveva intrapreso la carriera militare nell'areonautica, la famiglia del Re Lucertola dovette subire innumerevoli trasferimenti nelle più disparate parti dell'America, impedendo così all'allora bambino il poter coltivare forme di amicizia sincera e duratura, sviluppando un carattere particolare, solitario, chiudendosi in un solo suo e particolare mondo ed amplificandolo dal 1947, anno in cui avvenne uno degli avvenimenti più importanti per la vita del cantante durante un viaggio con la famiglia nel New Mexico che lui descrisse così:
« La prima volta in cui ho scoperto la morte... io, mia madre, mio padre, mia nonna e mio nonno stavamo viaggiando in auto attraverso il deserto all'alba. Un camion carico di Indiani Navahos aveva sbattuto contro un'altra auto o qualcos'altro: c'erano Indiani insanguinati che stavano morendo sparsi per tutta la strada. Ero solo un bambino e per questo dovetti restare in macchina mentre mio padre e mio nonno scesero a guardare. Tutto ciò che vidi fu una divertente vernice rossa e della gente distesa attorno, ma sapevo cosa stava succedendo, perché riuscivo a sentire i fremiti delle persone intorno a me, e all'improvviso capii che loro non sapevano più di me cosa stava accadendo. Quella fu la prima volta che ebbi paura... ed ebbi la sensazione, in quel momento, che le anime di quegli Indiani morti - forse una o due di esse - stavano correndomi intorno, ed entravano nella mia anima, e io ero come una spugna, pronto a sedermi là e assorbirle »
Jim Morrison fu ossessionato per il resto della vita da questo evento. L'idea della morte prese a perseguitarlo ed a creare con lui un rapporto quasi morboso, portandolo a comporre canzoni e scrivere aforismi alla "vivi come se dovessi morire domani e pensa come se non dovessi morire mai"; ossessionato dalla cultura indiana, dalla figura del serpente, animale dalla forza smisurata in quanto sopravvive in un ambiente sfavorevole come il deserto si convinse che uno sciamano gli fosse entrato dentro ed avesse preso casa nel suo spirito. La sua vita, l'esperienza della droga come mezzo di elevazione così simile all'utilizzo del Peyote in alcune antiche tribù americane, le melodie, il sound delle proprie canzoni, i testi che lo fecero imporre non solo come cantante ma come poeta, con continui richiami alla mitologia, alle leggende, a miti ed ai rettili, tutte manie che contribuirono a renderlo una leggenda agli occhi dei posteri
"Un trascinatore naturale, un poeta
uno sciamano, C/l'
anima di un pagliaccio.
Che ci faccio
nell'Arena
dei Tori
Con tutti i personaggi pubblici
in corsa per il Comando
Spettatori alla Tromba
-scrutatori di sommosse
Paura degli Occhi
Assassino
Essere ubriachi è un buon travestimento-
Io bevo così
posso parlare con le teste di cazzo.
Me incluso."
E il conseguente sentirsi al di sopra del mondo, delle regole, del buon costume, il mantenere un comportamento per molti versi immorale, ignorando le norme, procurandosi varie denunce e spesso imbarazzando coloro che gli stavano vicini per le sue azioni. I suoi gesti plateali, i suoi versi irriverenti, i suoi richiami, censurati, al complesso di Edipo nella celebre "The End" adattata alla vita come a dire "ucciderò tutto ciò che è autorità, tutto ciò che è stato imposto come 'vita comune', non mi farò manovrare [la figura del padre], ritornerò alla purezza dell'inizio, a tutto ciò che ero prima di diventare un essere sociale [simbolo della figura materna]". Tutto ciò che lo riguarda fa pensare ad un Angelo Caduto, ad un uomo finito in questo mondo chissà per quale motivazione, un mondo a lui così poco affine da essere perseguitato dall'idea di cambiarlo.
"Vorrei che arrivasse una bufera
venisse & spazzasse via questa
merda. O una bomba che
bruciasse la Città & lucidasse
il mare. Vorrei che mi arrivasse
una morte pulita."
Uomo non comune con atteggiamenti da Dio, problemi con la legge, con le donne, con il mondo, con le droghe, con l'alcool, con la famiglia, al punto che arrivò ad asserire il falso durante un'intervista, dichiarando di essere orfano; problemi che, oramai, aveva reso parte integrante di sè.
"[...] Perdona a me Padre poiché io so
quello che faccio.
Io voglio ascoltare l'ultima Poesia
dell'ultimo Poeta."
Uomo che quasi si divertiva a creare disagio negli altri, a creare situazioni equivoche, a giocare per sperimentare reazioni. Uomo con un forte, fortissimo disagio esistenziale alle spalle, con un perenne e continuo scontro con la vita. Uomo non puramente pazzo, o almeno non a causa di una semplice e dichiarata malattia mentale, ma così fuori da ciò che è ordinario per i "sani" da apparirlo. Pazzo in quanto la normalità è determinata solo da una maggioranza statistica e quindi folle abbastanza da considerarsi "sano" per aver purificato quelle porte della percezione che invocava Blake, convinto così di poter vedere le cose immense quali esse sono realmente.
"[...]Enter again in the sweet forest
enter again in the hot dream
come with us!
Everything is broken up and dances [...]"
L'incatalogabile
Ray Charles Robinson nacque ad Albany il 23 settembre del 1930; fu musicista, pianista e cantante statunitense, considerato uno dei pionieri della musica Soul. Allevato dalla madre in un contesto economico del tutto sfavorevole assistette all'età di cinque anni, impotente, alla morte del fratello minore, George, annegato in una tinozza del bucato, evento che lo tormentò per l'intera vita. Nello stesso anno il giovane Ray iniziò ad avere problemi con la vista (probabilmente a causa di un glaucoma) che nel giro di due anni lo portarono alla completa cecità. Frequentò una scuola per sordi e ciechi, imparando il brail e, nel contempo, a suonare diversi strumenti musicali e comporre, restandovi fino al 1947, quando si trasferì a Seattle andando incontro al suo successo e mantenendo la promessa che fece alla madre; "nessuno riuscì mai a trattarlo come uno storpio". Ray non usava il bastone per camminare, ma le orecchie: suole dure per ascoltare il suono del pavimento e orientarsi. Ray si faceva accompagnare al pianoforte, ma quando lo suonava zittiva tutti. Ray pretendeva perfino belle donne e capiva che lo erano accarezzando loro il polso.
Come Michel Petrucciani, si impose contro mille pregiudizi: il suo handicap visivo ma anche il suo handicap epidermico, una pelle scura in un periodo di, purtroppo, ancor forte discriminazione da parte dei "sani" dalla pelle bianca; l'handicap della dipendenza da eroina e quello della sua musica, completamente nuova e, per questo, soggetta a pesanti critiche.
Raggiunto un sufficente grado di notoreità, infatti, lottò ancora di più, rifiutandosi persino di tenere un concerto nel suo stato natale, la Georgia, a causa, appunto, della segregazione in cui teneva gli afroamericani e venendone così bandito a vita fino al 7 Marzo del 1979, giorno in cui venne reintegrato con pubbliche scuse e la sua "Georgia on my mind" fu proclamata inno nazionale. Nell'arco della sua carriera vinse 13 Grammy nonostante, agli inizi, vennisse additato perché "suonava la musica del diavolo", perché usava il Gospel (la musica religiosa dell'amore per Dio) per cantare l'amore per una donna, l'amore per la vita. E Ray Charles fece questo per tutta la sua esistenza: cantò la vita fino alla sua morte, e lo fece sempre con la sua espressione gioiosa, il suo sorriso, la sua musica ed i suoi occhiali da sole, nonostante il perenne buio che vi si nascondeva dietro. Lo fece sempre con la sua ironia; leggenda o meno che sia, si dice che sia l'autore di una famosa battuta sul suo handicap: durante un'intervista, ad un cronista di un noto giornale razzista che gli domandava se il fatto di essere diventato cieco in tenera età gli avesse causato dei complessi di inferiorità, rispose: "Non mi lamento, poteva andarmi peggio. Pensi se fossi nato negro!".
Ray Charles mise da parte il suo handicap, il suo buio, per illuminare i vinili del mondo. Affrontando a testa alta le difficoltà ed accettando ciò che per molti sarebbe stato inaccettabile.
"Quando non si vede, si apprezzano meglio gli altri. A volte la tua vita viene toccata da persone meravigliose, che magari non hanno un aspetto meraviglioso, ma tu sei cieco e non lo sai. Quando mio figlio mi sale in grembo, sento solo che c'è qualcuno che mi ama e anch'io lo amo. Se vedessi, potrei vedere lo sporco sui suoi vestiti o sopra le scarpe e forse direi: vai a pulirti prima di salirmi in braccio. Invece, non vedendoci, non lo vedo come pulito o sporco, bianco o nero, ma sento solo quel bambino come 33 chili d'amore" Ray Charles.
Pamela D'ercole
(Fonti:
Per Beethoven:
www.wikipedia.org/wiki/Ludwing_van_Beethoven
www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/beethoven.htm
http://www.lvbeethoven.com/Bio/Beethoven-Biografia-Cronologia.html
Per Petrucciani:
http://gerovijazz.splinder.com/post/14005682
www.wikipedia.org/wiki/Michel_Petrucciani
http://www.jazzitalia.net/quellaseracon/michelpetrucciani.asp
http://www.jazzitalia.net/recensioni/sowhat.asp
http://60forever.blogspot.com/2006/05/michel-petrucciani.html
http://www.youtube.com/watch?v=a3g7CEAlovA
Per Jim Morrison:
http://it.wikipedia.org/wiki/Jim_Morrison
"Jim Morrison, vita, morte, leggenda" biografia a cura di Stephen Davis edito nel 2004, Mondadori
Poesie tratte da "Tempesta Elettrica, poesie e scritti perduti di Jim Morrison" a cura di Riccardo Bertoncelli, 2001, Mondadori
Brano della canzone da "The Ghost Song" tratto dall'album "An American Prayer" pubblicato nel 1978 dalla Elektra Records
Per Ray Charles:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ray_Charles
http://italy.real.com/music/artist/Ray_Charles/
"Georgia On My Mind" disco pubblicato nel 2000
"Ray" film di Taylor Hackford uscito nel 2004
Ray Charles Robinson nacque ad Albany il 23 settembre del 1930; fu musicista, pianista e cantante statunitense, considerato uno dei pionieri della musica Soul. Allevato dalla madre in un contesto economico del tutto sfavorevole assistette all'età di cinque anni, impotente, alla morte del fratello minore, George, annegato in una tinozza del bucato, evento che lo tormentò per l'intera vita. Nello stesso anno il giovane Ray iniziò ad avere problemi con la vista (probabilmente a causa di un glaucoma) che nel giro di due anni lo portarono alla completa cecità. Frequentò una scuola per sordi e ciechi, imparando il brail e, nel contempo, a suonare diversi strumenti musicali e comporre, restandovi fino al 1947, quando si trasferì a Seattle andando incontro al suo successo e mantenendo la promessa che fece alla madre; "nessuno riuscì mai a trattarlo come uno storpio". Ray non usava il bastone per camminare, ma le orecchie: suole dure per ascoltare il suono del pavimento e orientarsi. Ray si faceva accompagnare al pianoforte, ma quando lo suonava zittiva tutti. Ray pretendeva perfino belle donne e capiva che lo erano accarezzando loro il polso.
Come Michel Petrucciani, si impose contro mille pregiudizi: il suo handicap visivo ma anche il suo handicap epidermico, una pelle scura in un periodo di, purtroppo, ancor forte discriminazione da parte dei "sani" dalla pelle bianca; l'handicap della dipendenza da eroina e quello della sua musica, completamente nuova e, per questo, soggetta a pesanti critiche.
Raggiunto un sufficente grado di notoreità, infatti, lottò ancora di più, rifiutandosi persino di tenere un concerto nel suo stato natale, la Georgia, a causa, appunto, della segregazione in cui teneva gli afroamericani e venendone così bandito a vita fino al 7 Marzo del 1979, giorno in cui venne reintegrato con pubbliche scuse e la sua "Georgia on my mind" fu proclamata inno nazionale. Nell'arco della sua carriera vinse 13 Grammy nonostante, agli inizi, vennisse additato perché "suonava la musica del diavolo", perché usava il Gospel (la musica religiosa dell'amore per Dio) per cantare l'amore per una donna, l'amore per la vita. E Ray Charles fece questo per tutta la sua esistenza: cantò la vita fino alla sua morte, e lo fece sempre con la sua espressione gioiosa, il suo sorriso, la sua musica ed i suoi occhiali da sole, nonostante il perenne buio che vi si nascondeva dietro. Lo fece sempre con la sua ironia; leggenda o meno che sia, si dice che sia l'autore di una famosa battuta sul suo handicap: durante un'intervista, ad un cronista di un noto giornale razzista che gli domandava se il fatto di essere diventato cieco in tenera età gli avesse causato dei complessi di inferiorità, rispose: "Non mi lamento, poteva andarmi peggio. Pensi se fossi nato negro!".
Ray Charles mise da parte il suo handicap, il suo buio, per illuminare i vinili del mondo. Affrontando a testa alta le difficoltà ed accettando ciò che per molti sarebbe stato inaccettabile.
"Quando non si vede, si apprezzano meglio gli altri. A volte la tua vita viene toccata da persone meravigliose, che magari non hanno un aspetto meraviglioso, ma tu sei cieco e non lo sai. Quando mio figlio mi sale in grembo, sento solo che c'è qualcuno che mi ama e anch'io lo amo. Se vedessi, potrei vedere lo sporco sui suoi vestiti o sopra le scarpe e forse direi: vai a pulirti prima di salirmi in braccio. Invece, non vedendoci, non lo vedo come pulito o sporco, bianco o nero, ma sento solo quel bambino come 33 chili d'amore" Ray Charles.
Pamela D'ercole
(Fonti:
Per Beethoven:
www.wikipedia.org/wiki/Ludwing_van_Beethoven
www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/beethoven.htm
http://www.lvbeethoven.com/Bio/Beethoven-Biografia-Cronologia.html
Per Petrucciani:
http://gerovijazz.splinder.com/post/14005682
www.wikipedia.org/wiki/Michel_Petrucciani
http://www.jazzitalia.net/quellaseracon/michelpetrucciani.asp
http://www.jazzitalia.net/recensioni/sowhat.asp
http://60forever.blogspot.com/2006/05/michel-petrucciani.html
http://www.youtube.com/watch?v=a3g7CEAlovA
Per Jim Morrison:
http://it.wikipedia.org/wiki/Jim_Morrison
"Jim Morrison, vita, morte, leggenda" biografia a cura di Stephen Davis edito nel 2004, Mondadori
Poesie tratte da "Tempesta Elettrica, poesie e scritti perduti di Jim Morrison" a cura di Riccardo Bertoncelli, 2001, Mondadori
Brano della canzone da "The Ghost Song" tratto dall'album "An American Prayer" pubblicato nel 1978 dalla Elektra Records
Per Ray Charles:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ray_Charles
http://italy.real.com/music/artist/Ray_Charles/
"Georgia On My Mind" disco pubblicato nel 2000
"Ray" film di Taylor Hackford uscito nel 2004
Ciao a tutti, sono Linda Harry, Stati Uniti, mi è stata diagnosticata la malattia di Parkinson per oltre 6 anni, il che mi ha fatto perdere il mio lavoro e il mio rapporto con il mio fidanzato dopo aver scoperto che avevo il Parkinson, si è allontanato da me e ho provato tutto il mio meglio per farlo rimanere, ma mi ha trascurato fino a quando un mio amico dal Regno Unito non mi ha detto grande guaritore, che mi ripristinerà la vita con la sua potente medicina a base di erbe curative. poi mi ha inviato il suo indirizzo e-mail per contattarlo- drimolaherbalmademedicine@gmail.com. e l'ho contattato rapidamente, e ha detto che la mia condizione può essere risolta, che tratterà immediatamente la malattia solo se posso accettare la fiducia su di lui e accettare i suoi termini e condizioni, ho concordato perché avevo così tanto bisogno di aiuto da parte di tutti significa, quindi ho fatto tutto quello che mi ha ordinato di fare. E sorprendentemente dopo due settimane, mi ha inviato un messaggio, che avrei dovuto correre in ospedale per un controllo, cosa che ho fatto davvero, confermo dal mio medico che sono ora (PARKINSON NEGATIVA) i miei occhi pieni di lacrime e gioia, piangendo pesantemente perché davvero la malattia mi ha privato di molte cose della mia vita, questo è un miracolo, il dr imoloa usa anche la sua potente medicina erboristica per curare le seguenti malattie: lupus, ulcera alla bocca, cancro alla bocca, dolore corporeo, febbre, epatite ABC , Sifilide, diarrea, HIV / AIDS, malattia di Huntington, acne alla schiena, insufficienza renale cronica, malattia addison, dolore cronico, morbo di Crohn, fibrosi cistica, fibromialgia, malattia infiammatoria intestinale, malattia fungina delle unghie, malattia di Lyme, malattia di Celia, linfoma, maggiore Depressione, melanoma maligno, mania, meloreostosi, malattia di Meniere, mucopolisaccaridosi, sclerosi multipla, distrofia muscolare, artrite reumatoide, morbo di Alzheimer, parco malattia isonica, cancro vaginale, epilessia, disturbi d'ansia, malattia autoimmune, mal di schiena, distorsione alla schiena, disturbo bipolare, tumore cerebrale, maligno, bruxismo, bulimia, malattia del disco cervicale, malattie cardiovascolari, neoplasie, malattie respiratorie croniche, disturbi mentali e comportamentali, Fibrosi cistica, ipertensione, diabete, asma, artrite autoimmune mediata infiammatoria. malattia renale cronica, malattia infiammatoria articolare, impotenza, spettro dell'alcool feta, disturbo distimico, eczema, tubercolosi, sindrome da affaticamento cronico, costipazione, malattia infiammatoria intestinale, cancro alle ossa, cancro ai polmoni. contattalo su email- drimolaherbalmademedicine@gmail.com. e anche su whatssap- +2347081986098
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