Mafia: anche “cosa nostra”.
Omertà, silenzio e indifferenza sotto un velo di ipocrisia da parte di chi crede che la mafia sia lontana, in un altro mondo. Come dice Sergio Nazzaro, giornalista napoletano, esiste un'altra Italia, a Sud, dove “al sole fa sempre freddo”. Un pezzo di stato che ha visto e, continua a vedere tuttora, abuso di potere, omicidi e rese dei conti; persone che vivono con la paura che un giorno qualcuno possa bussare alla loro porta. Alcuni studiosi fanno coincidere la nascita vera e propria dell'organizzazione criminale con l'unità d'Italia: la mafia nacque nelle campagne meridionali come risposta illegale al Nord che cominciò a riscuotere pesanti tasse e che pretendeva di controllare ciò che fino a quel momento era gestito dai grandi latifondisti prima del 1861. Il Sud continuò ad essere distaccato dal Nord. Come la materia, che ne si crea e ne si distrugge, allo stesso modo essa si trasformò in criminalità organizzata. Già negli ultimi anni dell'Ottocento, la mafia intraprese rapporti con la politica,dalla quale non si distaccò e, nel corso del '900, cominciò ad adottare comportamenti basati su un modello di economia statale, ma parallela e sotterranea, traendo profitti da traffico di armi e di stupefacenti, contraffazione, gioco d'azzardo, contrabbando di sigarette ed altre merci, prostituzione, sequestri di persona, estorsioni, oltre che voto di scambio e, dal 1982, traffico di rifiuti.Le tre più grandi e note organizzazioni criminali- senza però dimenticare altre potenti cosche come la Sacra Corona Unita in Puglia e molte sparse nel Nord- Cosa nostra in Sicilia, 'Ndrangheta in Calabria, Camorra in Campania, hanno fatto per anni rumore: omicidi e minacce sotto gli occhi di tutti senza che la magistratura si prendesse i rischi di condannare. Totò Riina, latitante per ventiquattro anni, fu il mandante degli omicidi di molte persone che in Sicilia cercarono di combattere la mafia ed è un dovere citarli: Pietro Scaglione, Giuseppe Russo, Mario Francese, Boris Giuliano, Cesare Terranova, Piersanti Mattarella, Emanuele Basile, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Calogero Zucchetto, Rocco Chinnici, Beppe Montana, Ninni Cassarà, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Va ricordato che tali nomi sono pochi in confronto a quello totale delle vittime della mafia. Alcuni di questi uomini, come Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino, si erano resi conto di combattere non solo contro criminali, ma soprtattutto contro lo Stato: gli interessi di tutti avevano preso il sopravvento, la giustizia non aveva più il coraggio di applicarsi, troppi gli affari in ballo. Oggi di mafia non se ne parla tanto quanto se ne dovrebbe; anche se sono molte le notizie che riportano episodi di violenza sembra che abbia rinunciato a manifestazioni di forza contro lo stato. Quindi si dovrebbe dedurre che sia scomparsa? Assolutamente no. Lei c'è ed è in ottima salute, al Sud quanto al Nord, dove si è sviluppata dagli anni '60 e '70 con l'arrivo di una grande ondata di emigranti e di detenuti trasfertiti dal meridione per scontare la pena. Ed è anche qui la mafia in giacca e cravatta che la gente ignora, la mafia che ha capito che la violenza non serve per i grandi affari, ma che muoversi in silenzio è di vitale importanza. Per esempio,la gente si domanda spesso dove va a finire la “monnezza” della Campania e di altre regioni settentrionali? Lo sa che esiste la cosiddetta “ecomafia” che si occupa di smaltire rifiuti tossici illegalmente?La mafia che si è sviluppata nell'Italia settentrionale è ben diversa da quella di Mondragone e Corleone. Forse fa anche più paura perchè celata dall'omertà. Si tratta di imprese, principalmente edili, che continuano a trafficare denaro sporco, ma questo non importa se nesssun innocente ne paga le conseguenze, non importa se esiste una vita parallela, un modo di vivere, che si fa i propri affari in modo illecito, indipendentemente dal luogo. La sua forza aumenta ancor di più forse per colpa della disinformazione o della mancata presa di coscienza da parte di molti che preferiscono far finta di nulla. In fondo al Nord non c'è il pericolo che qualcuno ti bussi alla porta per un “favore” come succede, troppo spesso, al Sud.Ciò che dovrebbbe preoccupare è che sono effettivi i rapporti che la mafia ha sostenuto con la politica e che continua a sostenere tutt'oggi. Per esempio, gli italiani lo sanno che, a prescindere dalla verità o meno, un dato di fatto è che Giulio Andreotti, capo del governo per sette volte, è stato indagato e nel 2003 accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso; anche se assolto ci si dovrebbe chiedere perchè si è arrivati a tale accusa,dov'è a questo punto la mafia. Nessuno può avere la certezza assoluta di non averne mai a che fare, in modo diretto e non. “La lotta alla mafia deve essere un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità...”. Con questa famosa frase Paolo Borsellino ci vuole dire che bisognerebbe dimenticare la scissione tra Nord e Sud in ambito mafioso.
A Napoli ragazzi quattordicenni hanno a che fare con la Camorra, la vivono giorno per giorno. Appunto per questo, per ricordare che di Italia ce ne è solo una, la mafia è anche “cosa nostra”.
Cristina Griffo.
link:
http://it.wikipedia.org/wiki/Mafia
http://it.wikipedia.org/wiki/'Ndrangheta
http://it.wikipedia.org/wiki/Cosa_Nostra
http://www.youtube.com/watch?v=NL0trFpyxOA&feature=related
sabato 28 marzo 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento